(IN)formazione permanente Rete Disabili Italiani

Come le più classiche leggende del web, Disabili.com nasce da una idea di un giovane imprenditore che nel lontanissimo 1998 (pensate, prima di Google), ipotizza una testata giornalistica specifica per la Disabilità da pubblicare on-line. Tre ragazzi –  imprenditore, esperto … Continua a leggere

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Magliette per il superminimo!

Contro la proposta di Comunità Brianza di diminuire il monte ore del 21%, il Punto San Precario di Monza rivendica un superminimo per tutte le lavoratrici che copra l’80% delle ore stralciate dai nuovi contratti. Le lavoratrici stanno firmando la proposta di contratto e per convincere le loro colleghe e i loro colleghi hanno fatto delle magliette.

Stay Tuned!

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I lavoratori pretendono un superminimo

Dopo l’incontro con il CODeBri e quello con i lavoratori, che hanno deliberato la linea delle proposte da portare alle Cooperative del Comunità Consorzio Brianza CCB (Meta, Tre Effe e Sociale della Brianza), abbiamo stilato questo accordo allegato sulla linea della mozione votata dai lavoratori.

Contro la diminuzione oraria proposta dalle cooperative, ciò che il PuntoSanPrecario di Monza rivendica per i lavoratori è un superminimo che copra almeno l’80% degli stipendi mancanti.

Ecco la proposta di accordo:

PROPOSTA DI ACCORDO

 Visto l’accordo sindacale del 6 febbraio 2012 ed il relativo monte ore collettivo / individuale, art. 37 CCNL Cooperative Sociali;

Visto  che il Consorzio Comunità Brianza lamenta la mancata coincidenza tra il monte ore annuo dichiarato da Cesed al momento del passaggio di appalto e il monte ore effettivo;

Incontrato il committente (CoDeBri) e valutata la possibilità di una riduzione del monte ore annuo in misura non superiore al 20% rispetto a quanto inizialmente dichiarato da Cesed e quanto lamentato  da CCB;

Consultati i lavoratori in ordine alla modifica unilaterale della tipologia contrattuale proposta agli stessi dal Consorzio Comunità Brianza; ovvero trasformazione dei contratti da part-time orizzontale in  part-time verticale,

Considerata la necessità di salvaguardare le condizioni economiche delle lavoratrici e dei lavoratori.

Le Parti concordano quanto segue:

riduzione di tutti i rapporti di lavoro transitati da Cesed a CCB nella misura non superiore al 20% fermo restando la tipologia contrattuale, orizzontale o verticale, dei contratti attualmente in essere, fatti salvi i residuali contratti a tempo pieno (due);  

istituzione, come salvaguardia economica, per tutti i lavoratori, di una somma da corrispondersi mensilmente, a titolo di super minimo non assorbibile, pari al 80% della riduzione oraria di cui al precedente punto a). Sono esclusi i contratti a tempo pieno;

è facoltà del lavoratore di trasformare i part-time orizzontali in verticali, fatto salvo il monte ore annuale come sopra determinato;

al personale che opta per il rapporto di lavoro part-time orizzontale a fronte di periodi di inattività dovuta a carenza di attività può essere applicata la previsione dell’orario plurisettimanale con recupero del debito orario negli altri periodi dell’anno purché i periodi di inattività che devono in ogni caso essere regolarmente retribuiti non siano superiori al mese oltre al periodo di ferie programmate;

che la gestione dell’orario non potrà in ogni caso comportare conguagli negativi per i lavoratori a fine anno.

con il presente accordo il CCB si impegna a riconoscere a tutti i lavoratori transitati da Cesed, attraverso le coop. soc. collegate, il diritto all’incremento dell’orario di lavoro fino al raggiungimento del tempo pieno nel caso di acquisizione di nuovi appalti con precedenza su nuove assunzioni. 

 Le parti, su richiesta, s’impegnano ad incontrarsi, entro la fine dell’anno corrente, per una verifica sull’applicazione dell’accordo e ogni qualvolta si renda necessario.

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30 giugno a Bologna: dalla sfida dello sciopero alle connessioni delle lotte nella precarietà

Il 28 aprile a Bologna diverse realtà di intervento si sono incontrate per discutere di lotte nel welfare precario, per mettere insieme esperienze di comunicazione e di connessione, per trovare modalità collettive di lotta contro la precarietà.

Dopo quella data, a Torino e a Napoli sono stati messi in pratica i primi scioperi degli operatori e delle operatrici precarie. A Monza e a Bologna si continuano a costruire connessioni e percorsi di organizzazione fuori e dentro i luoghi di lavoro che danno il segno dell’insubordinazione precaria. Il prossimo sabato mattina, a Bologna, i migranti saranno in presidio contro i ricatti della legge Bossi-Fini, insieme a chi vuole rompere le divisioni imposte dal razzismo istituzionale. A partire da queste lotte, vogliamo discutere ancora di come dare forza a questi processi, di come trasformare queste esperienze parziali di sciopero e di conflitto in qualcosa di più di una vittoria isolata, in qualcosa di più di un prodotto a breve scadenza. Vogliamo discutere di come connettere le lotte nella e contro la precarietà per fare dello sciopero un’arma reale.

Proprio perché partiamo da esperienze concrete, da quelle del lavoro migrante a quelle del welfare, lo sciopero non ci basta evocarlo. Vogliamo uno sciopero che crei conflitto, capace di mettere a soqquadro la fabbrica precaria.

Per farlo, dobbiamo partire dalle lotte già messe in campo, con i loro limiti e soprattutto con le possibilità che indicano. Per farlo, dobbiamo dare forma alla comunicazione di precarie, operai, migranti e studenti.

Per questo, ∫connessioni precarie, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia, Collettivo Operatori sociali – Napoli, Coordinamento educatori precari – Monza Brianza e Milano, Operatori sociali non dormienti – Torino,
Vi invitano a partecipare all’incontro che si terrà
Sabato 30 alle ore 15.30 presso lo spazio pubblico autogestito XM24,
Via Fioravanti 24, Bologna

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Cooperative, tra appalti e ingiustizia

Ecco come le cooperative si spartiscono gli appalti ma si dimenticano delle educatrici lasciandole senza stipendio per tutta l’estate. Ancora una volta ci tocca affrontare la precarietà, causata dall’insicurezza lavorativa, dovuta dal regime degli appalti.
Eccoci qui, per l’ennesima volta, a raccontarvi che cosa sta succedendo ai lavoratori del CoDeBri (Consorzio Desio Brianza) dopo la tragica gestione della cooperativa Cesed ormai in liquidazione, senza aver pagato stipendi e tfr ai lavoratori!!!

Con l’inizio del nuovo anno l’appalto, e i lavoratori di conseguenza, sono passati alle nuove cooperative, Consorzio Comunità Brianza, un A.T.I. (associazione temporanea di imprese) formata dalle cooperative Tre Effe, Sociale della Brianza e Meta.

Questo passaggio non è indolore e le nuove cooperative fin dall’inizio provano a imporre un contratto di part-time (verticale nell’anno) da settembre a giugno; ma la protesta dei lavoratori che si vedrebbero la cancellazione degli stipendi da giugno a settembre è alta, e la questione viene rimandata al mittente, visto il dovere di rispettare i contratti in essere su quell’appalto.

A breve arriva la nuova proposta che è il contratto sui 12 mesi ma, attenzione: con la spalmatura delle ore che si fanno da settembre a giugno su 12 mesi, comportando una riduzione media attorno al 20% reale sulla propria busta paga (in alcuni casi si arriva attorno al 25%, 1/4 dello stipendio).

Ma questo perché?
La risposta data dalle coop naturalmente è che manca il lavoro estivo, da giugno a settembre, e che in precedenza era garantito attraverso i centri estivi. Quindi, a loro avviso, i lavoratori dovranno per forza accettare questa riduzione.
Così anche se siamo in periodo di crisi gli educatori dovranno stringere la cinghia e accettare una riduzione di quasi 200 euro per stipendio che spesso non arrivano ai 1000 euro.

Per fortuna esiste un “santo” che ci protegge, e ci iniziano ad arrivare delle voci, che ci fanno scoprire che le stesse cooperative che hanno preso l’appalto e se lo sono divisi come una succulenta torta, gestiranno anche il lavoro estivo. Però, come ci ha insegnato questo brutto mondo, anche nel campo del sociale un lavoratore con un contratto è più costoso di un lavoratore cocopro o con altre forme; e anche se si parla di persone che prendono 6 euro l’ora e che gestiscono i servizi estivi da oltre 5 anni, questo non interessa, come evidentemente, non interessa la continuità educativa visto che poi saranno gli stessi i ragazzi che seguiamo d’inverno a frequentare i centri estivi.

Ma veniamo alla riunione di lunedì con le cooperative e le parti sociali. I lavoratori si sono presentati, in bicicletta, con una mozione che rifiuta di firmare contratti part-time verticali o orizzontali, e che rivendica la propria continuità di reddito. Le parti sociali, arrivate in bmw, hanno da prima intimidito più volte con urla e accuse i lavoratori, poi hanno chiesto addirittura alle cooperative di escluderci dal tavolo: una cosa gravissima che divide il fronte quando si sta trattando a nome dei lavoratori. Questa mozione rappresenta ormai quasi la metà dei lavoratori: almeno 10 volte di quelli rappresentati dal sindacato!

A questo tavolo naturalmente ci viene impedito di parlare di forme alternative per il sostegno al reddito, come cassa integrazione o contratti di solidarietà, perché il lavoro estivo c’è e le cooperative lo vogliono nascondere in questo tavolo, ma non potranno nasconderlo altrove visto che stanno facendo assunzioni!!

Per arrivare alla sostanza sembra chiaro che queste cooperative non vogliono assumersi l’impegno preso con la gestione dell’appalto, di rispettare i contratti dei propri dipendenti, cosa sempre fatta dalle cooperative precedenti (anche prima di Cesed). Sembra chiaro che si consideri non più i lavoratori, gli educatori delle persone che vivono pagano affitti o mutui e fanno la spesa, ma solamente una parte di un business che si usa solo e quando si vuole secondo della convenienza e che la continuità educativa viene usata solamente quando conviene… un finale già conosciuto dove si sta trascinando la cooperazione sociale!

Gli educatori del Consorzio Comunità Brianza (Tre Effe, Sociale della Brianza e Meta)
chiedono che le cooperative si assumano l’impegno formale di usare gli educatori nei campi estivi rispettando i contratti in essere, dando precedenza alle continuità educative, non facendo nessuna nuova assunzione prima di aver usato tutti i lavoratori disponibili.

Non accetteremo ancora ricatti. Ci opporremo legalmente e fisicamente ci troverete comunque, che vi piaccia o no, nei comuni e sui servizi assieme ai genitori che ci sostengono da anni con firme e petizioni per richiedere le continuità educative nei servizi dei comuni.

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Le lavoratrici ex Ce.Se.D. sono incazzate nere

Dobbiamo riuscire assolutamente a vederci giovedì sera, prima dell’accordo sui contratti che avverrà lunedì 14 per prendere delle decisioni comuni da portare a quell’incontro come lavoratori dell’appalto CoDeBri (Ati Comunità Monza Brianza) perché è la condivisione e la costruzione dal basso il nostro cruccio e non ci piacciono le decisioni prese dall’alto o da piccoli gruppi.

Siamo nell’era dei social network e questo le persone l’hanno capito da piazza Tahair (Egitto) fino a Wall Street e soprattutto chi come noi lavora nel sociale dove la condivisione è fondamentale in qualunque progetto educativo!

Sono invitati naturalmente come sempre tutti i lavoratori\educatori senza discriminazioni di tessera o delega sindacale (ricordiamo che le decisioni sul contratto si applicheranno a tutti), sono stati invitate anche i rappresentanti sindacali, per chiarimenti su quanto avvenuto fin’ora.

Come sempre preferiamo sentire tutte le opinioni e non ne censuriamo nessuna, anche perché si deciderà del nostro futuro!

Vi aspettiamo, è importante esserci tutti
giovedì 10 maggio alle 20.30, a Monza al circolo della libertà, via libertà 33.

PuntoSanPrecario – Monza

Fate girare

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I FUGGITIVI

Si sono rivelati grandi esperti in fughe gli amministratori di Cesed e quelli di HCM! Hanno infatti  portato in scena l’ultimo atto dell’opera “ la grande fuga” alla riunione dei soci del 7 febbraio a Milano dove si dovevano decidere le sorti della coop. sociale Cesed che contava circa 450 soci.
Le prove della “grande fuga” erano inziate mesi prima, quando Cesed sposta la sua sede da via del Progresso a Via Zuretti senza dare comunicazione scritta ai soci (che andavano nella vecchia sede e si sentivano dire che Cesed si era trasferita …) tutto questo mentre la crisi finanziaria si andava affermando con forza, tutto questo mentre il problema puntualità degli stipendi doveva essere prioritario.
A settembre Cesed interrompe l’erogazione degli stipendi e ai soci veniva detto che equitalia aveva bloccato i conti correnti per vecchi pagamenti non onorati e coordinatori impacciati venivano inviati come soldati in prima linea senza sapere come sostenere tesi improbabili…
Ad ottobre la situazione era divenuta insostenibile e dal quartiere generale di via Zuretti continuavano ad arrivare le solite scuse: “ i Comuni non pagano!” Per primi gli educatori di Monza e della Brianza mettono in mora i Comuni costringendoli di fatto ad intervenire nei pagamenti al posto di Cesed.
Nel frattempo HCM la cooperativa di Francesco Bombelli , ex presidente Cesed, toglie le tende da Via del Progresso, si allontana definitivamente dalla sorella morente, scappa per non essere identificata quale parente stretta e non dover subire danni.
Formati anche loro presso la stessa scuola del comandate della Costa Crociera i dirigenti HCM, che hanno sempre di fatto deciso anche per Cesed, abbandonano la nave con l’equipaggio ormai affamato e senza timoniere…anzi no! lasciano un timoroso presidente che denuncia un buco da 5 milioni di euro e poi si dimette!
Voci di fallimento si susseguono, si chiede la convocazione di un’assemblea dei soci ( sarebbe stata la prima che vedeva realmente i soci presenti!)  ma il cda di Cesed rifiuta; elegge nuovo presidente il buon Maffioletti e promette un’assemblea soci appena avrà i veri numeri a disposizione.
La grande fuga si perfeziona così il 7 febbraio quando, avendo chiuso la maggior parte degli appalti ed essendo rimasti 1/3 dei soci in attività, il cda convoca un’assemblea nella quale dovevano essere presenti solo pochi fidatissimi. Purtroppo per loro , quando la massa subisce una forte ingiustizia, si compatta e si informa, diventa movimento intelligente e così presenti alla riunione tutti noi soci attendevamo spiegazioni, spiegazioni che avevamo diritto di avere perché abbiamo versato per la “nostra cooperativa” ben 1.000,00 euro di quota sociale nei conti di Cesed e ora non sappiamo che fine abbiano fatto!
Spiazzati dalla grande partecipazione ( circa 200 soci..) hanno preso i registri e miseramente sono scappati rifiutandosi di dare alcuna spiegazione. Abbiamo saputo poi dal nostro avvocato del punto S. Precario che il buco dichiarato da Cesed è di oltre 7 MILIONI di euro!
Molti soci attendono il TFR, alcuni colleghi ( quelli che lavoravano in sede, ma anche i soci e non che lavoravano sul territorio) aspettano ancora lo stipendio da settembre oltre il tfr e in più sono rimasti senza lavoro non potendo essere ricollocati, ma loro si fanno belli!! Rilasciano interviste dicendo che si sono dati da fare per sistemare tutti..si sono dati da fare per sistemare TUTTO quello che poteva comprometterli! Non hanno mai dato nessuna spiegazione: dove sono finite le nostre quote sociali? Dove sono finiti 7 milioni di euro? Perché non siamo mai stati allertati, perché non hanno fatto una riunione dove socializzavano le enormi difficoltà della cooperativa? Perché Bombelli Francesco è sparito quando c’era da dare conto mentre era sempre presente quando doveva chiedere? Perché il suo nome si associa a Cesed ( vedi meetting Rimini, inaugurazione dell’idroscalo…) quando questa poteva dargli lustro ( oltre che una spinta per ottenere il titolo di cavaliere della repubblica ) e invece nel momento del bisogno, quando ancora doveva sostenerla, Bombelli ha saputo prendere la sua squadra di incompetenti, con la signora Pisani in testa, e scappare lontano chissà dove con la sua cooperativa?
L’avvocato del Punto S.Precario  il 19 marzo ha portato a casa un buon risultato: ha ottenuto dal giudice il sequestro cautelativo di 200 mila euro per garantire tfr e stipendi dei soci che ancora attendono quanto dovuto ma le domande restano e resteranno fin tanto che qualcuno non si deciderà a mettere le mani in questi ingranaggi che sfruttano il bisogno di lavorare dei cittadini, utilizzano soldi dei fondi Europei ( Maffioletti ha già subito una condanna per appropriazione indebita!) quote sociali che bisogna versare per lavorare e forza lavoro mal pagata per lucrare alla faccia dei più nobili intenti cooperativistici, per andare in giro con auto di lusso e borse firmate, perché questi personaggi non hanno il coraggio di correre il rischio d’impresa e di investire capitali propri? Perché si concedono agevolazione a personaggi che conducono uno stile di vita al di sopra delle possibilità di chi gestisce una cooperativa sociale?
Tutti sono bravi se c’è da spendere i quattrini degli altri e da rischiare il lavoro degli altri! Perché si permette a personaggi come Ambrogio Bertoglio di dire durante le riunione agli educatori di Monza” se non vi sta bene andate via?”( leggi articolo su lecco di Bertoglio).
Non è possibile continuare a subire passivamente ricatti di gente senza scrupoli che si presta ai giochi poco puliti di questi “ ometti” che vorrebbero farci credere che il mondo gli sta davvero a cuore, è ora di cominciare a dire NO a chi ci ricatta sul pane che dovremmo portare a tavola, è ora di dire NO e aprire gli occhi su chi continua a voler imporre il suo potere pensando di avere di fronte una massa stupida, è ora di capire che abbiamo vissuto subendo logiche da regime e che a queste logiche dobbiamo porre fine.

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Sull’Educazione

EDUCAZIONE
Significato
L’educazione è il processo e l’attività, influenzata nei diversi periodi storici dalle varie culture, volta allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e facoltà, sociale e comportamentali in un individuo.
Etimologicamente il termine deriva dal termine latino educĕre (cioè «trarre fuori, “tirar fuori” o “tirar fuori ciò che sta dentro”), derivante dall’unione di ē- (“da, fuori da”) e dūcĕre(“condurre”).
La parola educazione è spesso ritenuta complementare di insegnamento o istruzione anche se quest’ultima voce tende ad indicare metodologie più spiccatamente “trasmissive” dei saperi. Tuttavia, sebbene le strategie istruzionali possano essere parte di un percorso educativo, il significato di educazione è più ampio e mirante ad estrapolare e potenziare anche qualità e competenze inespresse.
Se dal punto di vista etimologico il significato della parola appare chiaro, nella lingua italiana il suo utilizzo, rispetto a termini come istruzione o formazione, è talvolta equivoco anche in testi normativi e pedagogici. In italiano poi il termine educato è anche sinonimo di un individuo che segua una condotta sociale corretta rispetto a norme non necessariamente codificate (benché di generale condivisione), le cosiddette “buone maniere” quali la “gentilezza”, l'”urbanità” ecc. Un altro motivo di confusione è anche dovuto al diverso uso che si fa del termine educazione in altre lingue (ad es. nella lingua inglese con “education” si tende spesso ad indicare “istruzione”).
La prima disciplina che studiò sistematicamente i problemi dell’educazione fu la pedagogia, che si concentrò sull’educazione infantile. In tempi moderni nacquero poi le scienze dell’educazione e della formazione, che trattarono anche l’educazione continua in età adulta, rendendo questa accezione di “formazione” un sinonimo di educazione.
Educazione in filosofia
Educazione in spicologia
Educazione in pedagogia
Educazione in antropologia
UNA FAVOLA PER RIFLETTERE SUL NOSTRO MESTIERE…
Raccontano i nostri più antichi saggi che i primi fra gli dei, quelli che avevano creato il mondo, crearono quasi tutte le cose ma non tutte, perché sapevano che qualche cosa lo dovevano creare anche gli uomini e le donne. Per questo gli dei che avevano creato il mondo, i primi fra gli dei, se ne andarono quando il mondo non era ancora completo. Se ne andarono senza terminarlo non perché fossero pigri, ma perché sapevano che ad alcuni tocca cominciare, ma finire è un lavoro che spetta a tutti. Raccontano anche, i più antichi fra i nostri vecchi, che i primi fra gli dei, quelli che avevano creato il mondo, avevano una loro bisaccia in cui conservavano le cose che rimanevano in sospeso nel loro lavoro. Non per farle in seguito, ma per ricordare quello che sarebbe dovuto succe­dere quando gli uomini e le donne avessero terminato il mondo che nasceva incompleto.
Se ne andavano già gli dei che avevano creato il mondo, i primi fra gli dei. Se ne anda­vano come la sera: come spegnendosi, come coprendosi con le ombre, come se non ci fossero anche se lì c’erano ancora. Allora il coniglio, arrabbiato con gli dei perché non lo avevano fatto grande nonostante avesse eseguito gli incarichi assegnatigli, andò a rodere la bisaccia degli dei senza che questi se ne rendessero conto perché faceva già un po’ buio. Il coniglio avrebbe voluto rompere loro tutta la bisaccia, ma fece rumore e gli dei se ne accorsero e lo inseguirono per castigarlo del misfatto che aveva compiuto. Il coniglio scappò via veloce. Per questo i conigli mangiano come se fosse un delitto e scappano veloci se vedono qualcuno. Il fatto è che, anche se non era riuscito a rompere tutta la bisaccia dei primi fra gli dei, il coniglio era però riuscito a farci un buco. Quando gli dei che avevano creato il mondo se ne andarono, dal buco della bisaccia caddero tutte le cose in sospeso che stavano dentro. I primi dei non se ne resero conto ed arrivò uno, che chiamano vento, che si mise a soffiare e soffiare e le cose in sospeso si sparsero da una parte e dall’altra, siccome era notte, nessuno si rese conto dove fossero andate a finire tutte quelle cose in sospeso, che erano le cose che dovevano ancora essere create affinché il mondo fosse completo.
Quando gli dei si accorsero del misfatto si agitarono molto e diventarono molto tristi e alcuni dicono che piansero perfino; per questo dicono che quando sta per piovere, dap­prima il cielo fa molto rumore e poi scende l’acqua. Gli uomini e le donne di mais, quelli autentici, udirono gli strilli perché è così: quando gli dei piangono si sentono da lontano. Gli uomini e le donne di mais andarono a vedere perché i primi fra gli dei, quelli che avevano creato il mondo, stessero piangendo e, tra i singhiozzi, gli dei raccontarono ciò che era successo. E allora, gli uomini e le donne di mais dissero: “Non piangete più, noi andremo a cercare le cose in sospeso che avete perduto, perché ora sappiamo che ci sono delle cose in sospeso e che il mondo non sarà a posto fino a che tutto non sarà fatto e sistemato per bene”. E gli uomini e le donne di mais proseguirono dicendo: “Allora chiediamo a voi, ai primi fra gli dei, a voi che avete creato il mondo, se per caso vi ricordate qualcuna delle cose in sospeso che avete perso, così noi possiamo sapere se quello che troveremo è una cosa in sospeso o invece qualcosa di nuovo che sta già nascendo”.
1 primi dei non risposero subito perché i singhiozzi che li scuotevano non li lasciavano neppure parlare. Ma poi, mentre si asciugavano gli occhi dalle lacrime, dissero: “Una cosa in sospeso è che ognuno si trovi”.
Per questo i nostri più antichi dicono che, quando nasciamo, nasciamo persi e che man mano che cresciamo ci troviamo, perché vivere è cercare, cercare noi stessi.
E già più calmi, gli dei che avevano creato il mondo, i primi fra gli dei, proseguirono dicendo: “Tutte le cose in sospeso da creare nel mondo hanno a che vedere con ciò che vi abbiamo detto, col fatto che ognuno si trovi. Così saprete che ciò che trovate è una cosa in sospeso da creare nel mondo se vi aiuta a trovare voi stessi”.
“Va bene”, dissero gli uomini e le donne autentici, e si misero a cercare dappertutto le cose in sospeso che dovevano essere create nel mondo e che li avrebbero aiutati a trovarsi.
Il Vecchio Antonio finisce le tortillas, la sigaretta e le parole. Si ferma un attimo a guardare un angolo della notte. Dopo qualche minuto dice:
“Da allora passiamo tutto il tempo cercando, cercandoci. Cerchiamo quando lavoriamo, quando riposiamo, quando mangiamo e quando dormiamo, quando amiamo e quando sogniamo. Quando viviamo cerchiamo cercandoci e cercandoci cerchiamo quando mo­riamo. Per trovarci cerchiamo, per trovarci viviamo e moriamo”.
E come si fa per trovare se stessi? ho chiesto.
Il Vecchio Antonio si soffermò a guardarmi e mi disse, mentre preparava un’altra siga­retta di foglie di mais:
Un antico saggio zapoteco mi disse come. Te lo dirò, ma in spagnolo, perché solo quelli che si sono trovati possono parlare bene la lingua zapoteca che è il fiore della parola e la mia parola è solo seme e ce ne sono altre che sono fusti e foglie e frutti e questo trova chi è completo. Il padre zapoteco disse:
“Percorrerai tutte le strade di tutti i popoli della terra, prima di trovare te stesso” (Niru zazalú guiràxixe neza guidxilayú ti ganda guidxelú lii).
Presi nota di ciò che mi diceva il Vecchio Antonio quella sera mentre marzo ed il giorno si spegnevano. Da allora ho percorso molte strade, ma non tutte, e ancora mi cerco nel volto di ciò che è seme, fusto, foglia, fiore e frutto della parola. Per essere completo mi cerco con tutti e in tutti.
Nella notte lassù in alto una luce ride, come se si incontrasse nell’ombra che sta qui sotto.
Marzo se ne va. Però arriva la speranza.
Subcomandante Insurgente Marcos Juchitàn, Oaxaca, Messico, 31 marzo 2001
Marcos racconta che gli dèi crearono il mondo incompleto. Non lo fecero così per pigrizia ma per principio, per convinzione, perché pensavano che “alcuni devono co­minciare, ma completare è lavoro di tutti”. Simpatici questi dèi, poco onnipotenti, poco perfetti o poco padroni di certezze. Erano degli dèi quasi umani: incompleti, desiderosi di conoscenze, audaci. Piangevano, ridevano e pativano il dolore. Notarono che la cre­azione di un mondo esige la partecipazione di tutti coloro che lo abiteranno, che la prima creazione – pertanto, specchio di ogni creazione – rivela qualcosa di un movi­mento iniziale che instaura il nuovo e apre le porte affinché gli altri siano partecipi della creazione. Essi percepirono anche che non esiste una creazione individuale, una creazione che non comporti anche l’intervento degli altri.
In questo modo, forse gli dei stanno creando un principio interessante per concepire l’insegnamento della filosofia e l’educazione in generale. Questo principio è assente nei sistemi educativi contemporanei, molto più intensamente nei nostri paesi emargi­nati. Nei nostri paesi sono ogni volta di meno coloro che sono inclusi nel sistema e, la cosa peggiore, è che tra questi inclusi sono sempre molti di più quelli che partecipano all’inizio, rispetto a quelli che partecipano alla fine, sono di più quelli che iniziano rispetto a quelli che completano.
Diciamo che ci sono due forme basilari di esclusione: quella interna, episodica, fluttuante, che ha luogo all’interno di ogni scuola, all’interno di ogni aula; dall’altro lato, un’esclusione esterna, endemica, strutturale, provocata da ragioni politiche, eco­nomiche, culturali, che attraversano il sistema educativo. Entrambe contribuiscono a creare un panorama desolante.
Questi dèi suggeriscono che non c’è creazione se non c’è partecipazione di tutti nella creazione. L’educazione è forse una delle dimensioni della vita umana dove que­sta missione creativa si attua in maniera più radicale: sembra impossibile educare, se non si fa di questo atto, soprattutto, un’azione creatrice. Ci sono condizioni per la cre­azione nelle istituzioni educative dei nostri tempi? Come pensare alla creazione, nei paesi emarginati, quando molti bambini e molte bambine vanno a scuola soprattutto per avere la loro razione di cibo quotidiano o per scappare da un contesto violento e minaccioso? Perché negarlo? Se l’educazione non può rinunciare alla sua dimensione creatrice, l’educazione contemporanea è veramente in crisi. Ma questo è un altro di­scorso. Qui mi interessa distinguere il valore e la fecondità di alcuni principi, per pen­sare all’insegnamento della filosofia.
Walter Kohan,“Infanzia e Filosofia”, Morlacchi Editore.
LINK UTILI PER TROVARE LAVORO (sarebbe il caso di trovare un titoletto simpatico)
MODULISTICA A CONFRONTO
In questa sessione pubblichiamo gli strumenti con cui lavoriamo e invitiamo a inviarci quelli che usate al fine di poterli confrontare e capire quali siano i più efficaci.
Scheda osservativa
P.E.I.
Verifica
Come scrivere un progetto
Qui trovate Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione.
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