Il libro di Peeters espone cinque concetti teorici, integrati da una discussione sulla loro applicazione pratica
Il modello scolastico italiano dell’integrazione sancisce il diritto degli allievi disabili di essere educati nelle classi comuni. Tale modello, peculiare ed innovativo nel panorama mondiale, ha trovato nel tempo l’interesse e in parte l’applicazione anche in altri Paesi ed oggi la stessa Commissione Europea ne auspica lo sviluppo.
Una delle difficoltà maggiori che gli attori coinvolti nel processo educativo degli allievi disabili incontrano riguarda gli alunni con autismo, poiché esso implica la compromissione delle interazioni sociali e delle modalità comunicative, nonché la presenza di interessi ristretti, ripetitivi e stereotipati. Occorre infatti predisporre risorse, strumenti e spazi di lavoro in modo attento, per evitare le difficoltà nelle attività scolastiche o il rifiuto dello stesso ingresso in classe. Il modello basato sull’integrazione nelle classi comuni, cioè, può essere funzionale anche per le persone con autismo, se però, come afferma Antonella Valenti, docente di Pedagogia Speciale presso l’Università della Calabria, si adotta il principio di integrazione inversa, che vede l’integrazione come obiettivo ultimo e non come mezzo del processo educativo.
E’ perciò fondamentale che i docenti approfondiscano la conoscenza dell’autismo, in modo da predisporre attività adeguate. La letteratura scientifica di riferimento è oggi abbondante, e non mancano testi che illustrano nel dettaglio pratiche educative che si sono rivelate nel tempo efficaci. Una lettura interessante è il testo “Autismo. Dalla conoscenza teorica alla pratica educativa”, di Theo Peeters, scritto con la collaborazione di Hilde De Clercq ed edito da Uovonero.
IL VOLUME – In esso vengono illustrati cinque importanti concetti teorici, integrati da una discussione sulla loro applicazione pratica. Il primo capitolo espone la specificità dell’autismo come disturbo generalizzato dello sviluppo, che implica interventi educativi per tutta la vita. Il secondo illustra il problema del significato, legato alle peculiarità della percezione e degli stili cognitivi, ed offre interessanti suggerimenti per la pianificazione educativa. Il terzo tratta le difficoltà di comunicazione e suggerisce pratiche di tipo aumentativo, mentre il quarto affronta i problemi di interazione, che necessitano dell’insegnamento graduale delle abilità sociali. L’ultimo capitolo riguarda l’immaginazione e propone approcci incentrati sul trattamento della causa. Il volume si chiude con un capitolo sulle percezioni sensoriali, di Hilde De Clercq e con una riflessione di Antonella Valenti sul bambino con autismo nella scuola italiana.
Si tratta di un testo che pone l’attenzione sull’approccio psicoeducativo, che prospetta l’insegnamento di una serie di competenze. Le recenti Linee Guida sull’autismo dell’Istituto Superiore di Sanità hanno raccomandato approcci di tipo cognitivo-comportamentale, provocando molta perplessità tra gli esperti di area psicodinamica. La lettura di questo testo, pertanto, può essere occasione di riflessione sui due differenti approcci e sulle loro implicazioni pratiche in campo educativo, sui loro effetti e sui risultati perseguibili.