Secondo i dettami del teatro dell’Oppresso di Boal, l’1 dicembre alle 21 salirà sul palco chi si occupa per lavoro degli “ultimi” con una busta paga sempre più sottile: “Per far capire il nostro periodo difficile, una conferenza stampa non basta”. Così il pubblico interagirà entrando in scena e sarà libero di decidere il finale. Replica a Rimini il 5 dicembre
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“Tutti possono fare teatro, anche gli attori”, diceva Augusto Boal, fondatore del Teatro dell’Oppresso. “Tanto più noi”, devono avere pensato gli educatori e gli operatori sociali di Bologna e Casalecchio, che attori non sono e che operano tutti i giorni tra disagio, handicap e povertà. Il primo dicembre alle 21 andranno in scena al Tpo di Via Casarini con lo spettacolo “L’educatore al tempo della crisi”. Non una semplice piece teatrale, ma un teatro forum capace di coinvolgere e fare discutere il pubblico, facendolo salire a tutti gli effetti sul palco e lasciandolo libero di decidere il finale della scena, secondo il metodo elaborato negli anni sessanta da Boal.
“E’ la prima volta – scrivono gli organizzatori, “Educatori contro i tagli” e l’associazione Krila – che attraverso il teatro l’educatore parla del suo mestiere, delle contraddizioni di ogni giorno, di tutte quelle situazioni così problematiche eppur per noi abituali, che sfuggono alla maggioranza delle persone. La nostra categoria professionale è poco conosciuta dalla comunità, dipinta tutt’al più in modo superficiale: gente che “aiuta” gli altri, gente che fa cose che pochi farebbero perché l’educatore ha a che fare col dolore e col disagio, con i “devianti”, i disabili, i tossicodipendenti, i barboni, i più brutti, i più sporchi, i più cattivi. Gli ultimi”. Una condizione, quella dell’educatore, che deve confrontarsi ogni giorno con buste paga sempre più sottili, tagli al welfare e “giochetti politici contorti e frustranti”. “Siamo stanchi di questa situazione – spiega Alessandro – eppure ci siamo resi conto che la solita conferenza stampa di denuncia non basta più. Per questo abbiamo pensato al teatro dell’oppresso. Perché gli oppressi siamo anche noi”.
“Vogliamo far capire quanto è importante e delicato il lavoro degli educatori e quali sono i loro problemi – spiega Alessandro Tolomelli, ricercatore dell’università di Bologna – Abbiamo lavorato per mesi a questo spettacolo con educatori e studenti. Interagendo col pubblico in maniera divertente e leggera parleremo di cittadinanza, integrazione, lavoro di comunità. Col teatro forum metteremo in scena delle situazioni di vita quotidiana che al loro interno hanno un conflitto e delle zone d’ombra. Lo spettacolo, ed è questa la caratteristica del teatro dell’oppresso, non ha un finale. Il pubblico avrà la possibilità di salire sulla scena e prendere il posto dei protagonisti per cercare nuove risposte in una dialettica agita e non più solo parlata”.
“Porteremo in scena il rapporto tra educatori e altre professioni del sociale e tra educatori e cooperative – spiega Avola, educatrice a Castenaso – Non c’è solo il problema degli stipendi e quello degli appalti che si susseguono e lasciano tutti nell’incertezza. Il nostro lavoro è difficile perché la professionalità spesso non ci viene riconosciuta.
Sul palco del Tpo saliranno in tutto 10 tra educatori e educatrici del sociale. Lo spettacolo avrà una replica la mattina del 5 dicembre a Rimini, nella sede distaccata di Scienze della formazione. “Ma speriamo che al bis seguano molte altre date ancora – conclude Marica – Coinvolgere gli studenti è molto importante. Sono loro gli educatori e i nostri colleghi di domani”.
l’articolo è preso da http://www.ilfattoquotidiano.it/emilia-romagna/